lunedì 15 giugno 2009

"Uomini e caporali" Viaggio tra i nuovi schiavi nelle campagne del sud di Alessandro Leogrande

Si tratta di un libro inchiesta, con risvolti autobiografici familiari, su una realtà sommersa, misconosciuta, ma di notevole rilevanza socio-economica e umanitaria: il nuovo "caporalato", straniero ma connivente con l'imprenditorato agricolo meridionale e con i clan mafiosi locali, che sfrutta, con sistemi arcaico-moderni, una manodopera extracomunitaria e neocomunitaria sottopagata, schiavizzata, vessata, in assenza di leggi idonee e di criteri umanitari.
La situazione attuale affonda le sue radici storiche nei primi anni del novecento, quando un tentativo di rivoluzione agraria ( "la terra ai contadini" ) fu repressa dalle forze congiunte delle squadre fasciste e dell'esercito ( strage di Marzagaglia - 1920 ). La regione indagata è la Puglia con le sue colture di pomodori, carciofi, olive.... che richiama molti operai stagionali. Ma i "caporali", che mediano la richiesta e l'offerta del mercato lavoro, riducono in schiavitù gli operai che soccombono agli stenti, alle privazioni, alle condizioni disumane e spesso spariscono senza lasciare traccia.
Qualche falla nell'organizzazione, parcellare e globalizzata, permette di intravvedere il funzionamento di questo mondo ignorato, ma è fondato il timore che si tratti solo di un'illusione e tutto continuerà come sempre.
Questo libro-inchiesta costituisce un viaggio, tra passato e presente, nel nuovo caporalato straniero legato all'imprenditoria agricola pugliese e connivente con i clan mafiosi locali che sfrutta la manodopera extracomunitaria e neocomunitaria sottopagata, schiavizzata, vessata in assenza di leggi idonee e di criteri umanitari.
L'autore si esprime in modo lineare e aneddotico. E' talora ripetitivo, ma traccia un quadro inquietante e spietato di una società multietnica in cui il profitto di pochi si basa sulla sopraffazione e sulla sofferenza di molti.
Recensione di Carmela

1 commento:

Marco Crupi ha detto...

Ciao, la D60 è molto più datata e rispetto alla D90 è meno perfetta, dipende dai tuoi scopi, se sei un appassionata come me allora la D90 è obbligatoria, è un gradino in meno delle Reflex professionali, se sei una che si interessa semplicemente e gli serve una macchinetta per divertirsi allora la D60 è anche troppo.