sabato 9 maggio 2009

La lunga attesa dell'angelo di Melania G. Mazzucco

"Coi capelli tagliati rozzamente sembrava un pulcino. Mi si avvicinò e fece per darmi un bacio. Le diedi uno schiaffo. Il mio garzone non mi bacia, dissi. Marietta rispose, svelta: peccato. Che hai fatto? gridò Faustina quando la vide così conciata, il mattino dopo. Marietta si era infilata un giubbetto attillato e un paio di calzoni cremisi, aderenti, con la conchiglia imbottita per proteggere il sesso dagli urti - o per evedenziarlo.
Erano abiti del mio Schila, poco più alto di lei.Faustina l'afferrò per un orecchio e le disse di andare subito a cambiarsi - svergognata che sei - e a mettersi un fazzoletto sopra quella zucca vuota.
Le spiegai che non era stata un'idea della bambina: avevo deciso di prendere Marietta con me."


Libro di grande capacità narrativa di Melania Mazzucco, sulla vita di Jacomo Robusti detto il Tintoretto, nella Venezia del Cinquecento, e della figlia Marietta.
Quest'uomo così carismatico, vissuto unicamente per l'arte, sua passione assoluta, alla quale sacrifica tutto, anche gli affetti.
L'Angelo lungamente atteso è la Morte: Jacomo quasi ottantenne, in preda ad una febbre che lo tormenta per quindici giorni prima della morte, si trova inevitabilmente a fare i conti con la propria esistenza. Alla difficoltà di emergere come pittore, a sua moglie Faustina, donna concreta e positiva che gli darà otto figli e al suo rapporto con loro così difficile e tormentato.
Ma sopra ogni cosa lei, Marietta sua figlia illeggittima. Lei sarà la prediletta, l'amerà per tutta la vita di un amore infinito, quasi morboso. Marietta, grazie agli insegnamenti di Jacomo, diverrà una pittrice apprezzata, sarà per lunghi anni suo garzone di bottega insieme agli altri figli maschi e amerà suo padre totalmente, di un amore assoluto.
Sarà la sua Musa, la sua Scintilla, la sola che riuscirà a trasmettergli il senso di un'intera esistenza.

"Se ripenso alla mia infanzia vedo la tintoria di mio padre.
I locali enormi, inondati di luce. Le caldiere, i fuochi avvolti da vapori acri e inebrianti su cui bollivano mastelli e si scioglievano polveri misteriose. I magazzini in cui si allineavano barili contraddistinti da cartigli che dicevano robba, sommacco, corteccia di quercia, vetriolo romano, brasile, legno di galla, guado, indaco, melograno, scorza d'arancia, kermes. Le barche in cui i panni stavano a bagno per ore o giorni o il tempo di un miserere, i bastoni di vetro, la pioggia colorata sul viso e sulle mani, i lenzuoli dei giganti, le chiovere lungo i canali - quelle tele fragili, come grandi quadri monocromi rivolti verso il cielo, il sole, la luce."



Recensione di Piera

2 commenti:

Raffaella ha detto...

Brava Piera!

Anonimo ha detto...
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